Paul Vignaux


De saint Anselme à Luther


Paris, Vrin, 1976


[  pp. 53-54 ]


SUL POSTO DEL MEDIOEVO NELLA STORIA DELLA FILOSOFIA


Paul Vignaux, professore all'École Pratique des Hautes Études, si propone di sviluppare i seguenti punti:

Quando si riflette sul posto che, dopo mezzo secolo, il Medioevo ha assunto nella storia della filosofia, si è segnatamente ricondotti a tre punti di vista:

    1° Primo orientamento: si reintroducono opere medievali di teologia nel supposto continuum storico della filosofia e si mostrano in esse le fonti di idee filosofiche moderne; si è così portati a studiare queste opere in se stesse. Donde un secondo orientamento, motivato dalla stessa intenzione di ricostruire, per quanto lo permettono i dati di fatto, una certa continuità nello sviluppo della filosofia: considerare che cosa diventano nel Medioevo le nozioni ereditate dai filosofi antichi. Senza riaprire la discussione sul termine "filosofia cristiana" che si è presentato in questa prospettiva, si noterà che, da questo primo punto di vista, si tende soprattutto ad estrapolare dalle opere dei teologi una metafisica che includa una "teologia naturale" e a mettere in luce soprattutto il contributo medievale alla storia dell'idea di essere in rapporto all'idea di Dio. Bisogna osservare a questo proposito che le circostanze della trasmissione dell'eredità antica al Medioevo latino costringono a collegarne lo studio con quello del pensiero arabo e del pensiero ebraico.

    2° Nel secondo punto di vista non ritroviamo un interesse primario per la storia della metafisica; si parte dallo sviluppo contemporaneo della storia delle scienze, ivi comprese la logica e le discipline che studiano il linguaggio. L'attenzione si sposta così dalla Facoltà di Teologia alla Facoltà delle Arti e si fissa piuttosto sul corso di formazione intellettuale nel Medioevo: come osserverà Lutero nel 1517 il teologo scolastico è essenzialmente un logico. L'interesse crescente per la storia della logica permette di situare meglio l'apporto del Medioevo in questo campo. Questo studio richiama normalmente quello della riflessione grammaticale sui "modi di significare". L'attenzione dei nostri contemporanei all'"analisi linguistica" induce a studiare maggiormente e per se stessi tutti questi aspetti logico-grammaticali. Parallelamente, l'interesse crescente per lo sviluppo della fisica, dell'astronomia e della matematica prima della rivoluzione scientifica dei secoli XVI e XVII, la cui originalità non è in discussione, rende possibile in questi settori il tentativo di una storia concettuale più esatta. Tutti questi studi sulle forme di espressione e di pensiero sono altrettanti contributi al capitolo medievale di una storia della ragione nella quale non sarebbe certamente trascurata, rispetto ad altri suoi usi, la sua applicazione alla metafisica.

     3° Non crediamo che una simile storia della ragione debba limitarsi all'uso della ragione in quella teologia che, secondo una formula di san Tommaso, è "una parte della filosofia". L'applicazione della ragione ad una rivelazione che si suppone data rientra senza dubbio nella competenza di una storia della filosofia, se si accetta la nozione di una filosofia della religione che trova nelle religioni positive, storicamente date,  l'oggetto della sua riflessione; quali che siano le conclusioni di quest'ultima – compatibili con una fede o radicalmente critiche di ogni fede – essa appartiene alla storia della filosofia della religione. Da questo punto di vista, per intraprendere uno studio propriamente filosofico di opere teologiche, non sarebbe affatto necessario procedere all'estrapolazione, spesso storicamente discutibile, di una "teologia naturale".



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Pagine :     frontespizio ; 53 , 54 .